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| Atletica, Italia da terzo mondo
Azzurri al 46° posto dietro Botswana e Sudan
Medaglie? Zero. Miglior piazzamento dopo la quarta giornata dei mondiali di Daegu? L'ottavo posto di Nicola Vizzoni, anni 37, nel lancio del martello. Il suo è l'unico punto che l'Italia ha portato a casa nella classifica per nazioni, graduatoria che ci vede alla piazza 46. Davanti l'atletica italiana si ritrova un terzo del pianeta, compresi il Botswana, Grenada, Sudan e la piccola Slovenia. Ormai i nomi di Mennea, Simeoni, Cova, Panetta, Damilano e Mori appartengono alla preistoria. Immagini a colori d'accordo, ma sgranate dall'implacabile passaggio del tempo. Una spedizione raffazzonata che rappresenta tutti i limiti di questo sport che vede ormai l'Italia ai margini del mondo. Un declino clamoroso che non si può solo giustificare con la mancanza di spirito di sacrificio delle nuove generazioni. Chi si ammazza in piscina per ore al giorno fa molta più fatica, anche a livello psicologico, di chi si allena all'aria aperta. Eppure dagli anni '80 ad oggi è stato proprio il nuoto a regalare le sorprese più belle a livello internazionale. In acqua, da Lamberti in avanti, è nato un movimento capace di vincere Olimpiadi e Mondiali. Contemporaneamente in pista siamo praticamente spariti e a sottolinearlo c'è l'unico punticino, merito di un atleta che ha quasi quarant'anni. Siamo alle prese con un fallimento epocale senza nemmeno la speranza che lo scenario possa migliorare in prospettiva.
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